Onorevoli Colleghi! - L'obiettivo prioritario che si pone la presente proposta di legge è la smilitarizzazione del Corpo della guardia di finanza e la contestuale istituzione del Corpo della polizia tributaria, come nuova e professionale polizia finanziaria.
      Quella per la smilitarizzazione del Corpo della guardia di finanza è una campagna politica che i radicali conducono nel Paese da decenni, con tutti gli strumenti offerti dalla Costituzione. Il 20 giugno 1979, nell'VIII legislatura, i deputati radicali Marco Pannella (primo firmatario), Maria Adelaide Aglietta, Aldo Ajello, Marco Boato, Emma Bonino, Roberto Cicciomessere, Marcello Crivellini, Francesco Antonio De Cataldo, Adele Faccio, Maria Luisa Galli, Maria Antonietta Macciocchi, Gian Luigi Melega, Mauro Mellini, Domenico Pinto, Francesco Roccella, Leonardo Sciascia, Massimo Teodori e Alessandro Tessari presentarono la proposta di legge atto Camera n. 109 recante «Istituzione del Corpo unitario degli operatori di pubblica sicurezza (CUOPS) per la tutela della legalità repubblicana».
      Il 27 marzo 1980 i radicali iniziarono a raccogliere le firme necessarie per indire un referendum abrogativo popolare per la smilitarizzazione del Corpo della guardia di finanza. La campagna ebbe successo, con oltre settecentocinquantamila firme raccolte, autenticate e certificate, rispetto alle cinquecentomila necessarie, ma la Corte costituzionale, con la sentenza 13 febbraio 1981, n. 29, di

 

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chiarò il quesito inammissibile, motivando la sua decisione in base all'inosservanza dei princìpi - non previsti dall'articolo 75 Costituzione, ma elaborati dalla giurisprudenza della stessa Corte contro la Costituzione, riservandosi con ciò uno spazio abnorme di discrezionalità - dell'univocità, coerenza, chiarezza e semplicità del quesito.
      Il 7 novembre 1980, sempre nell'VIII legislatura, i deputati radicali Mauro Mellini (primo firmatario), Francesco Antonio De Cataldo, Maria Adelaide Aglietta, Marcello Crivellini, Roberto Cicciomessere, Marco Boato, Emma Bonino, Alessandro Tessari, Pio Baldelli, Gian Luigi Melega, Adele Faccio, Maria Luisa Galli, Aldo Ajello, Domenico Pinto, Massimo Teodori, Leonardo Sciascia e Marco Pannella presentarono la proposta di legge atto Camera n. 2087, recante «Istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta in merito alle frodi fiscali nel settore petrolifero, alle responsabilità di appartenenti alla Guardia di finanza ed alla Amministrazione finanziaria, nonché ai legami tra esponenti politici ed i protagonisti di tali vicende».
      Il 7 gennaio 1991 il leader radicale Marco Pannella lanciò un appello ai gruppi democratici per la presentazione di un progetto di legge «per la smilitarizzazione e la professionalizzazione dei carabinieri e dei finanzieri, sia per il funzionamento dello Stato, sia per salvare i componenti delle due Armi dal duplice assalto della criminalità mafiosa e di quella politico-militarista. Tenere legati non alla deontologia ed alla capacità professionale di tutori dell'ordine e degli interessi dello Stato e dei cittadini carabinieri e finanzieri, ma costringerli istituzionalmente all'obbedienza militare, contro o al di fuori dell'obbedienza alla giustizia ed alle leggi, premiare i peggiori e colpire i migliori, attrezzarle come esercito, e non come polizia e come amministrazione, è quanto si ottiene e si vuole ottenere (dichiarò il leader radicale) rifiutando questa Riforma. Non vi sarebbe stata la sequela di menzogne, di reticenze, di falsità, di complotti, di false testimonianze, di complicità con i politici di ogni mafia e obbedienza, con l'esecutivo invece che con il diritto e la coscienza, da De Lorenzo in poi, che ha fatto dei vertici dell'Arma dei carabinieri, per decenni, un modo di vivere; non vi sarebbe stata la situazione esplosa con i delitti dei Comandanti della Guardia di finanza, alla Lo Prete ed alla Giudice, senza il carattere militare delle due Armi. L'incredibile passività, per non dire altro, del Parlamento nei confronti della deposizione, nelle scorse settimane, del generale Ferrara, è un sintomo di quanto occorra intervenire perché carabinieri e guardie di finanza non si trovino a dover combattere sotto il duplice attacco della malavita e dell'aberrante sistema istituzionale nel quale sono costretti, e da vittime, ad operare».
      Il 4 febbraio 1993, nella XI legislatura, il deputato radicale Roberto Cicciomessere, insieme a deputati di altri gruppi parlamentari, presentò la proposta di legge atto Camera n. 2214, recante «Istituzione del Corpo della polizia tributaria».
      Il 7 novembre 1994, nella XII legislatura, i deputati radicali Lorenzo Strik Lievers, Emma Bonino, Giuseppe Calderisi, Marco Taradash, Paolo Vigevano ed Elio Vito presentarono la proposta d'inchiesta parlamentare recante «Istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta sul funzionamento, la struttura e i compiti del Corpo della guardia di finanza», denunciando «l'esistenza di vere e proprie associazioni a delinquere attive entro la Guardia di finanza e la loro capillare diffusione in tutto il Paese - ai danni non solo dei cittadini, ma in primo luogo della gran maggioranza dei finanzieri leali e onesti - per anni inutilmente denunciata, anche nelle Aule parlamentari, nell'indifferenza della magistratura inquirente e dei responsabili dell'Amministrazione delle finanze».
      Il Corpo della guardia di finanza trae le sue attuali natura e strutturazione dalla legge 23 aprile 1959, n. 189, la quale, nel suo primo articolo, recita che il Corpo della guardia di finanza «dipende
 

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direttamente e a tutti gli effetti dal Ministro per le finanze.
      Esso fa parte integrante delle Forze armate dello Stato e della forza pubblica (...)».
      La militarizzazione del Corpo, avvenuta nel 1907 solo perché la Corte sabauda necessitava di un forte incremento del potenziale delle Forze armate in vista dell'ormai prossima espansione coloniale - la bandiera di combattimento fu assegnata nel 1911, all'inizio della campagna di Libia - fu confermata e resa definitiva dal regime fascista, e la citata legge n. 189 del 1959 non ha modificato questo assetto: le leggi fasciste furono utilizzate dalla classe dirigente della neonata Repubblica, senza una vera, necessaria, effettiva soluzione di continuità, ai fini del mantenimento del proprio potere sostanziale. È evidente la contraddizione di una Forza armata che non dipende dal Ministero della difesa, ma da quello dell'economia e delle finanze: costituzionalmente i compiti di polizia o qualsiasi altro compito di natura non difensiva del territorio devono rientrare nelle competenze civili e in questo senso sono andate le riforme della Polizia di Stato, della polizia municipale e del Corpo della polizia penitenziaria. L'Italia rimane invece l'unico Paese membro dell'Unione europea nel quale un Corpo di verificatori fiscali è stato inserito tra le Forze destinate all'addestramento alla guerra, sia pure a scopi non offensivi. Al vertice di questo Corpo di fiscalisti in divisa viene posto per legge un generale proveniente dall'Esercito, il quale - come è logico aspettarsi - il più delle volte non ha alcuna competenza specifica in materie giuridiche ed economiche. Lo status militare delle Fiamme gialle impedisce inoltre a questi lavoratori italiani in divisa di esercitare i diritti sindacali costituzionalmente riconosciuti, essendo state interpretate le limitazioni previste per i militari così restrittivamente da tradursi in una vera e propria negazione di diritti.
      La smilitarizzazione del Corpo della guardia di finanza è il passo essenziale da compiere se si vuole abbassare la barriera di segretezza che separa l'operato del Corpo dalla coscienza di tutti i cittadini. La segretezza, se da un lato può rappresentare una forma di tutela dei cittadini e rispondere a comprensibili esigenze d'ufficio, da un altro lato è, invece, uno strumento multiuso nelle mani di taluni settori dell'amministrazione, con il rischio che questi si trasformino in veri e propri poteri occulti. Gli innumerevoli scandali che si ripetono da anni e anni rivelano le vere ragioni che stanno alla base della difesa ad oltranza dello status militare ad opera di larga parte dei vertici del Corpo: esso rappresenta la vera fonte del loro potere e la sopravvivenza dei loro privilegi personali, per la conservazione dei quali è necessario che il Corpo della guardia di finanza rimanga chiuso in se stesso e sia impermeabile a qualsiasi contatto con la realtà esterna. È proprio la mancanza di trasparenza all'interno della struttura militare ad aver favorito lo sviluppo di gravi deviazioni, destabilizzanti il Corpo della guardia di finanza e le stesse istituzioni dello Stato, come la cronaca continuamente ci conferma.
      Nel 1995 e nel 1999 i radicali per due volte promossero, di nuovo con successo, un referendum abrogativo popolare per la smilitarizzazione del Corpo della guardia di finanza. Tuttavia ancora una volta la Corte costituzionale, rispettivamente con la sentenza n. 30 del 1997 e con la sentenza n. 35 del 2000, impedì ai cittadini di esprimersi sul quesito, dichiarando l'inammissibilità dello stesso.
      I princìpi ispiratori della presente proposta di legge sono mutuati dalle leggi che hanno riformato prima la Polizia di Stato e poi il Corpo della polizia penitenziaria, permettendo loro, tra l'altro, di dotarsi di una struttura sindacale.
      Le finalità principali che si intendono conseguire sono:

          1) rendere possibile la costituzione del comparto sicurezza, evitando il sorgere di conflittualità legate alla presenza di diversi Corpi di polizia ognuno con la propria realtà giuridica e organizzativa;

 

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          2) realizzare un coordinamento reale delle Forze di polizia, arrivando a una chiara codificazione che individui esattamente le competenze di ogni Corpo per eliminare i rischi di sovrapposizioni e di frammentazioni operative;

          3) attuare una più efficace e qualificata lotta all'evasione fiscale;

          4) condurre una lotta più efficace contro la criminalità organizzata, che ormai utilizza sempre di più gli strumenti dell'alta finanza.

      La riforma punta anche a dare al Corpo della guardia di finanza, attraverso il riassetto delle strutture territoriali e dell'organigramma, una maggiore efficienza e funzionalità. Infatti l'attuale organizzazione del Corpo della guardia di finanza vede una grande proliferazione di comandi e di incarichi.

 

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